sabato 28 luglio 2012

sanno pacificare dentro

Ci sono gesti di ogni giorno che, nella loro concretezza, sanno restituirci una sana dimensione di semplicità regalando momenti di pace al nostro vivere.
Spesso appartengono a quella routine quotidiana un po' scontata, senza nulla che in apparenza tocchi il cuore, come certe mattine di cielo bianchiccio e vagamente afoso che sembrano aver perso lo smalto di altre stagioni.

Sono normali incombenze casalinghe come far da mangiare, curare il giardino o altri compiti che magari non destano particolari entusiasmi. Tuttavia, se talora - dopo una giornata di impegni professionali - aggiungono fatica alla fatica, altre volte
al contrario possono spianare la strada alla distensione.

Sono gesti che riconducono a mansioni pratiche, ma che spesso offrono ben più del sollievo che può dare un lavoro manuale a chi - per esempio - è abituato a svolgere attività intellettuali. Non consentono solo uno stacco dai pensieri, dagli interlocutori o dallo schermo del computer e uno spostamento della nostra attenzione altrove, ma sono piccole cose capaci di per se stesse di donare conforto, se ci lasciamo immergere nel qui e adesso della loro bellezza.
Operazioni semplici cui magari ci si dedica di fretta e con cuore distratto ma che - diversamente - sanno pacificare dentro.

Ho sempre ammirato, a questo proposito, la discrezione della regola benedettina nel suo "ora et labora" che alterna momenti di contemplazione ad altri di vita attiva in un equilibrio che sa leggere lo splendore delle cose, a cominciare dalle necessità quotidiane di una giornata e di una vita comune.
E' un ancorarsi alla realtà terrena, dopo i voli dell'ascesi mistica, che non costituisce opposizione o dicotomia, ma integra lo stare alla presenza di Dio della vita monastica con una non meno essenziale concretezza di gesti che valorizzano il quotidiano.

E ci sono davvero, anche nella nostra vita, azioni che ci riportano al cuore di una semplicità originaria.
Bagnare i fiori, per esempio: un'operazione che non si può svolgere di corsa col rischio di versare troppa acqua o troppo poca o di farla tracimare. Occorrono calma e attenzione a che la quantità sia quella giusta e venga ben distribuita sul terreno del vaso.
Piccole cose che, se fatte con 
la tranquillità che richiedono, possono restituire una pulsazione interiore serena, un ritmo naturale, una sintonia col profondo che fa emergere più facilmente quella musica che tutti portiamo dentro.

Per qualcuno potrà essere coltivare un orticello sul balcone di casa, per altri impastare un dolce da veder lievitare in forno, magari anche preparare le verdure per una minestra....ma con quella serenità che toglie la plastica dell'abitudine e trasforma un gesto ripetitivo in una boccata d'aria fresca restituendoci la sua intrinseca bellezza.
E' la vita, nel suo multiforme splendore, quasi una sorta di tema con variazioni
 che ci nutre in semplicità ridonandoci un'equilibrata percezione di noi stessi e della realtà circostante.
http://annaclassica.blogspot.it/search?updated-max=2012-04-24T13:24:00%2B02:00&max-results=18

venerdì 27 luglio 2012

sola al mondo che sa, del mio cuore


Supplica a mia madre

E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile...

(Pier Paolo Pasolini)

giovedì 26 luglio 2012

Acqua


Acqua di monte
Acqua di fonte
Acqua che squilli
Acqua che brilli
Acqua che canti e piangi
Acqua che ridi e muggi
Tu sei la vita
E sempre sempre fuggi
di Gabriele d'Annunzio

mercoledì 25 luglio 2012

o infelice o triste

"Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro 
di essere puro dentro
e tornerai 
ad essere Felice."

Anna Frank

martedì 24 luglio 2012

ho risposto sì a Qualcuno

Tu, che io non conosco
ma a cui appartengo.
Tu, che non comprendo,
ma da cui ricevo il mio destino -
abbi pietà di noi, così che davanti a Te
nell'amore e nella fede,
nella giustizia e nell'umiltà,
possiamo seguirti
con abnegazione e coraggio
e incontrarTi nel silenzio.

Non so chi - o che cosa - ha posto la domanda,
non ricordo neppure
quando ho risposto,
ma ad un certo punto
ho risposto sì a Qualcuno
e da quell'ora
ho avuto la certezza
che l'esistenza ha un senso
e che perciò la mia vita
nell'abbandono di sé
ha uno scopo.

Da quel momento ho saputo
che cosa vuol dire
non guardare indietro
e non essere
con ansietà
solleciti per il domani.

(Dag Hammarskjold)

lunedì 23 luglio 2012

una resurrezione danza là dove c'è Cristo

Oggi, a chi passa di qui, voglio regalare le parole di una poetessa inglese, Elisabeth Jennings (1926 - 2001), autrice di scritti ricchi di grande spessore e gioiosi accenti di vita.
Il suo sguardo infatti, pervaso da una limpida fede religiosa, scava nel profondo alla ricerca di quella Bellezza originaria che permea tutto il creato e può essere definita "La danza nel cuore delle cose", come suggerisce il titolo di una selezione di testi pubblicata qualche anno fa dall'Editrice Ancora.

E' una danza - in particolare nei versi riportati qui di seguito - che vede nella Resurrezione di Cristo il perno che muove e riscatta ogni vicenda umana e intride, per così dire, tutta la creazione. Dalla gioia alla sofferenza, dal più semplice moto interiore alla splendida grandiosità del creato, gli occhi della poetessa spaziano infatti verso orizzonti sempre più ampi dei quali il singolo è parte, continuamente preso e condotto per mano verso la salvezza.
Un testo che ci fa levare in alto lo sguardo e al tempo stesso rientrare nel profondo di noi stessi alla ricerca di quel movimento - la danza appunto - senso e segreto di ogni cosa, che tutto prende e coinvolge nel suo ritmo, un po' come "La creazione" di Chagall riportata nel riquadro.

Danza

"C'è sempre danza al cuore delle cose,
danze di morte, danze di angeli,
e sempre una resurrezione danza là dove c'è Cristo,
e così sempre una danza riparte a salvarci,
prende le nostre mani e dice a noi
la gioia di resistere, i passi del patire.
La danza più profonda è la preghiera,
solenne e familiare, alta, serena e dolce.
C'è danza quando l'amore ci ferisce,
danza la creazione, movimento costante.
Nei cieli, tutti loro, danzano gli astri,
danza pure la luna, sempre avvicendata
col sole che tramonta, e poi si alza."

(Traduzione liberamente rielaborata dall'originale)

http://annaclassica.blogspot.it/2012/04/dopo-pasqua.html

domenica 22 luglio 2012

mi sentirei creatura finita


Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentirei creatura finita. Sono nato e mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e guarisco, mi assalgono senza numero brame e tormenti, godo del sole e di quanto la terra fruttifica. Poi io muoio e la carne diventa polvere come quella degli animali che non hanno peccati. Ma io cosa ho piu' di loro? Nulla, se non Dio. Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura finita.

San Gregorio Nazianzeno