sabato 13 aprile 2013

Come un olmo ha perso le foglie ed è scivolato nell'inverno


Le sopracciglia folte,
la guance ruvide,
le mani abitate
da vene brune.
Parlava poco il nonno.
Come un olmo
ha perso le foglie
ed è scivolato nell'inverno.

Accoglilo, Signore,
come si accoglie un principe,
come si accoglie un figlio
che torna stanco
dopo un viaggio di lavoro.

Abbraccialo forte,
anche da parte mia.

Quando arriverò da te,
andrò a salutarlo
prima di tutti gli altri.

E sarà lui,
ancora una volta,
ad insegnarmi cosa dire
alla Tua presenza.
(Eric Pearlman) 

venerdì 12 aprile 2013

Investi nella qualità della tua vita. Purifica lo spazio in cui ti muovi.


Ecologia interiore (di Frei Betto)
Per un minuto, dimentica l’inquinamento dell’aria e dei mari, scorda la chimica che contamina la terra e avvelena i cibi. 
E medita.
Domandati qual è lo stato del tuo equilibrio eco-biologico. 
Coltivi un dialogo con i tuoi organi interni? Accarezzi il tuo cuore? Rispetti la delicatezza del tuo stomaco? Accompagni mentalmente il tuo flusso sanguigno?
Ancora. 
Quanto macchiati sono i tuoi pensieri e quanto acide le tue parole? I tuoi gesti sono aggressivi? Quali fognature fetide attraversano la tua anima, e quanti detriti impuri – amarezze, ire, invidie... – si accumulano nel tuo spirito?
Esamina la tua mente. 
È forse inquinata da eccessive ambizioni, pigrizia intellettuale e intenti inconfessabili? I tuoi passi ti stanno conducendo lungo percorsi fangosi, lasciando dietro orme di tristezza e sfiducia? È il tuo stato d’animo intossicato da rabbia e arroganza? Dove sono i fiori del tuo amore, i volatili che s’annidano nei tuoi sguardi e le acque cristalline delle tue parole? Perché il tuo temperamento ribolle così frequentemente ed espelle così tanta fuliggine dai comignoli della tua intolleranza?
 Non sprecare la tua vita, contaminando la tua lingua con le scorie dei tuoi commenti infondati sulla vita altrui. 
Preserva il tuo ambiente.
Investi nella qualità della tua vita. 
Purifica lo spazio in cui ti muovi. 
Togli dai tuoi occhi 
le travi delle illusioni 
del potere, 
della fama 
e della ricchezza. 
Fallo, prima che tu diventi cieco
Non percorrere mai una strada priva di indicazioni etiche: è piena di buche e tranelli; potresti affossare il tuo cammino in uno di questi.
Tu, come me, sei un essere fragile, e magari giudichi forte chi, tra i tuoi simili, merita il tuo rispetto. Siamo tutti – io, te, loro – fatti di fango e di alito. Delicati calici di cristallo, che vanno in frantumi al minimo urto: una parola sbadata, un gesto che ferisce, un perdurante sospetto...
 Grazie allo Spirito che plasma e anima il tuo essere, tuttavia, il calice infranto può tornare a essere integro e capace di amare. Amare, innanzitutto, te stesso, impedendo che la tua persona affoghi in una marea di negatività. Poi, amare il tuo prossimo, esercitando tolleranza e offrendo perdono, senza mai rinunciare al tuo auto-rispetto e senza insultare la giustizia.
Monda la tua vita dalla spazzatura accumulata. 
Getta dalla finestra le casse in cui conservi dispiaceri, pene, dolori; scaglia lontano da te tutte le schede su cui hai contabilizzato i torti che gli altri ti hanno fatto e i debiti che ritieni che essi abbiano nei tuoi confronti. 
Vivi il tuo oggi come se fosse il giorno del tuo rinascere alla parte migliore di te: 
gli altri ti accoglieranno come dono d’amore.
 Pratica la difficile arte del silenzio. 
Svincolati dai preconcetti inutili, dalle rimembranze amare, dalle inquietudini che trascendono le tue forze. 
E raccogliti nell’intimo di te stesso, tuffati nell’oceano del tuo mistero e scopri – là, nel profondo – quell’Essere Vivo che fonda la tua identità. Ricorda: a volte, è necessario chiudere gli occhi per vedere meglio.
Accetta la tua vita per ciò che è: dono gratuito
Non hai chiesto di nascere, è vero. 
Non di meno, non desiderare di morire. 
Fa’ di questa sconvolgente gratuità un’avventura d’amore.
Non sforzarti di dare valore a ciò che non merita interesse. 
Tratta tutti come uguali, sia che ti sembrino rivestiti di illusoria grandezza, sia che ti appaiano come tarlati dalla miseria.
Fa’ della giustizia il tuo criterio di vita e non vergognarti mai della tua povertà, della tua mancanza di conoscenza o di potere. 
In verità, nessuno può vantare una cultura superiore a quella di un altro.
 Tutte le culture esistenti nel mondo sono distinte e socialmente complementari. Che sarebbe del grande professorone erudito, senza la raffinata arte della sua cuoca analfabeta? 
Il tuo vero valore e il tuo vero potere stanno nella tua moralità e nella tua dignità in quanto persona: non hanno un prezzo e ti danno un immenso valore.
 Tuttavia, armati della capacità di indignarti e di sperare. 
Lotta perché tutti i sentieri del vivere sociale siano appianati, così che gli esseri umani si scoprano una sola famiglia, nella quale tutti, al di là delle differenze, godono di uguali diritti e opportunità. 
E sii convinto che siamo tutti diretti verso il “Supremo Attrattore”, che ci ha impregnati di quella energia che ci consente di conoscere la distanza abissale che esiste tra oppressione e liberazione.
Fa’ di ogni istante della tua esistenza un’orazione. 
Così, troverai in te la forza di scacciare dal tempio i venditori, di operare miracoli e di disseminare nel mondo tenerezza affettiva, come pienezza di tutti i diritti umani.
Anche se attorniato da avversità, se preserverai la tua eco-biologia interiore, sarai felice, perché scoprirai nel tuo cuore tesori incalcolabili.

giovedì 11 aprile 2013

a ben vedere, il vero dono non è la cosa, ma l’altro,

ESSERE PENSATI
 Di don Angelo Casati
 Il dono custodisce un volto, al dono hai legato un volto, il volto dell’altro.
 E quindi, a ben vedere, il vero dono non è la cosa, ma l’altro, il vero dono della nostra vita sono le persone.
 L’aver dimenticato questo per una sorta di ubriacatura del manufatto, della cosa in sé, ci ha portato a inseguire la grandezza delle cose da donare: dobbiamo stupire con le cose.
 Più grandi sono, più grande ci sembra essere il dono.
 Copriamo i bambini di doni per coprire le nostre assenze.
 Il dono al contrario, nel suo significato più vero, ci ricorda l’altro.
 Paradossalmente, meno vistoso è il dono, più ci lascia vedere, intravedere il volto: più vistoso è il dono, più forte è il rischio che sia in ombra il volto, in ombra l’emozione di essere stati pensati.
 Da qualcuno.
 Essere pensati è il vero dono, è ciò che ci fa rinascere.
 Tu mi hai pensato, io ci sono, ci sono per te.
 Nel dono ci sentiamo pensati, concepiti, in qualche modo usciamo alla luce.

mercoledì 10 aprile 2013

mi ha sempre sconvolto, in ogni stagione della mia vita, ciò che accadde “prima”, quel gesto netto, deciso, compiuto senza precauzioni e senza mezzi termini.

Il profeta Elia è in crisi, sta male, non c’è acqua né cibo in tutta la regione a causa di una forte carestia. Dio gli indica di recarsi nel paese di Zarepta e di cercare una donna che potrà aiutarlo. È una vedova, po- verissima che, quando lui le chiede da bere, si confida dicendogli che possiede solo un pugno di farina e un goccio d’olio, sufficienti solo per un’ultima focaccia per se stessa ed il proprio figlio. Poi di sicuro mori- ranno. Ma lui sconvolge i suoi piani e le chiede di fare subito una focaccia anche per lui. Dovrà fidarsi di Dio che farà in modo che sia la farina che l’olio bastino finché ce ne sarà bisogno. E lei che fa? Va e fa ...“così come gli aveva detto Elia”. Il racconto termina riferendo che “la farina nella gia- ra non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì” così come Dio aveva promesso, attraverso le parole di Elia. È tutto qua. Ci sarebbero stati mille motivi per discu- tere e per rifiutarsi. Non c’era logica nella richiesta di Elia. Devo dire che mi ha sempre emozionato il finale del racconto, in cui si dice che Dio ripagò la disponibilità della donna, come a rassicurarci del fatto che ogni risorsa messa in gioco per gli altri non vedrà la sua fine, ma sarà perennemente moltiplicata. Ma questa parte per noi rappresenta forse il momento più facile, quello della constatazione, del “dopo”. Invece mi ha sempre sconvolto, in ogni stagione della mia vita, ciò che accadde “prima”, quel gesto netto,  deciso, compiuto senza precauzioni e senza mezzi termini. È lì che si gioca la grandezza di quella don- na. La Bibbia lo racconta così: “la donna andò e fece così come gli aveva detto Elia”. Punto. E questa è la fede.
Pier Luigi Ricci

martedì 9 aprile 2013

una felicità senza fine, illimitata, che non vuole niente, che non aspetta niente, se non la meraviglia di ogni incontro, di ogni secondo!

Vorrei  portare la vostra attenzione su un’autrice francese , CHRISTIANE SINGER, di cui ho letto con grande stupore questa pagina scritta  pochi mesi  prima di morire, in ospedale, già gravemente ammalata.

“La forza della disponibilità che mi abita mi stupisce, è lei che dà origine a tutto il possibile.
Come avrei potuto sospettare di poter ancora essere così felice? Di una felicità senza fine, illimitata, che non vuole niente, che non aspetta niente, se non la meraviglia di ogni incontro, di ogni secondo!
Dico felicità per pudore, ma ciò che mi abita in realtà è ancora più forte.
In questi ultimi mesi la parola miracolo aleggiava spesso nell’aria, come una specie di coronamento che mi avrebbe aspettata da qualche parte. Adesso so che questo ambito della coscienza si è costituito del tutto.
Non consiste in una sequenza di gesti attesi, come arrotolare il materassino sotto il braccio e tornare a casa con passo lesto; no, è un miracolo ancora più inatteso.
Mi circonda un sentore che penetra tutto. E’ contenuto appieno in questa sublime e antica parola: beatitudine.   Mi ricopre.(…)
Quali universi faccio vacillare scrivendo queste cose?
E chissà se mi crederanno -ma poco importa- se dirò che non sono stata più felice di adesso.
Di tutte le mie ore, i miei giorni, di tutta la mia vita, pongo queste parole  di Angelus Silesius  in fondo alla pagina con la più estrema semplicità. (…)
 ” Non chiamare Dio a gran voce
   La sua sorgente è in te
   E se non le ostruirai il passaggio’
  Nulla ne arresterà la corsa”
( tratto da: Ultimi frammenti di un lungo viaggio, ed.Sonzogno, 2008)

Christiane.Singer  in un altro libro pubblicato alcuni anni prima, così scriveva:

“In tutte le ricerche contemporanee della scienza, che si tratti  della teoria del caos o della fisica quantistica, le conseguenze incredibili che determina l’infinitamente piccolo sull’insieme sono messe in luce e raggiungono per questa via le visioni cosmogoniche delle grandi religioni dell’umanità.
” Quando strappo un’erba, faccio tremare il mondo fin nelle fondamenta”, dice un proverbio tibetano.
Le ricerche contemporanee riflettono per noi queste verità. L’infinitamente piccolo può avere effetti incredibili sulla realtà intera.
Lo stesso capita in altre discipline della realtà biologica, l’agopuntura ad esempio.
Quando pensate che la punta di un ago inserita al punto giusto può guarire un organo o il corpo intero, che modello per la nostra capacità immaginativa!
Non c’è più bisogno di creare un movimento di massa, né di persuadere tutta una maggioranza!
Un solo destino può creare un campo di coscienza al quale partecipano intere epoche.
E se prendiamo coscienza di ciò, noi -che crediamo in un universo deformato e che crediamo alla nostra impotenza!-, ciascuno di noi, cambiando il suo vissuto, sottoponendo ad una vera metamorfosi il rapporto che intrattiene con le cose, con gli esseri, o vivendo un grande amore, o semplicemente annaffiando il vaso di azalea, accarezzando la testa di un bimbo, facendo mille gesti di amore, salva il mondo senza saperlo. (…)
Forse qualcuno oggi ha avuto un pensiero d’amore e io l’ho captato?
Quante cose, quante persone trasciniamo senza volerlo nella rete delle nostre luci, delle nostre speranze, delle nostre immagini! (…)
Bisogna riprendere fiducia, un’appassionata fiducia nel nostro destino!
Siamo tutti inibiti, frigidi, frigidi, frigidi davanti a Dio!
Non abbiamo più il coraggio della passione; non osiamo più credere che la passione vissuta nella dimensione del nostro destino possa avere un’importanza smisurata sull’universo intero.
A partire dal momento in cui ci immergiamo nella dimensione della passione, possiamo spostare le montagne.   E qualcosa dentro di noi lo sa.
Tutto l’edificio del già conosciuto, tutte le rovine che si sono abbattute sul nostro cuore nel corso dell’esistenza, tutti questi frantumi ammucchiati ci impediscono di vedere ciò che pure, nel fondo di noi qualcosa continua ostinatamente a sapere”
( tratto da:  Del buon uso delle crisi, ed. Servitium, 2006)

lunedì 8 aprile 2013

Un matrimonio non si contratta. Si danza

La trama di Elogio del matrimonio, del vincolo e altre follie
Fra il desiderio profondo di legarsi, di impegnarsi corpo e anima, e il desiderio ugualmente profondo di conservare la propria libertà, di sfuggire ad ogni legame, che caos! Ma, per vivere queste esigenze contraddittorie e di pari dignità senza venir dilaniato, non c'è da aspettare soccorso né dalla filosofia, né dalla morale, né da nessun sapere costituito. Probabilmente, i soli modelli adatti a consentirci di procedere sono l'alto volteggio e l'arte del funambolo. Un matrimonio non si contratta. Si danza. A nostro rischio e pericolo.
Christiane Singer

domenica 7 aprile 2013

tre caratteristiche della preghiera del cuore


Come possiamo noi, che non siamo monaci e non viviamo nel deserto, praticare la preghiera del cuore? E in che modo la preghiera del cuore può trasformare il nostro ministero quotidiano?
La risposta a queste domande sta nella formulazione di una precisa disciplina, una regola di preghiera.
Vi sono tre caratteristiche della preghiera del cuore che possono aiutarci a enunciare questa disciplina:
- la preghiera del cuore si nutre di preghiere brevi e semplici
- la preghiera del cuore è incessante;
- la preghiera  del cuore è onnicomprensiva.
Henri J.M. Nouwen